Confession of a wifiaholic #18: le città digitali e la partecipazione civica del pothole

E’ stato un lunedì digitale, quello della scorsa settimana a Torino.
Al Circolo dei Lettori è infatti stato presentato il progetto Torino Digitale, attraverso cui viene chiesto un impegno concreto ai candidati sindaci per fare diventare Torino la prima città al passo con l’Europe’s Digital Agenda definita dalla Commissione Europea.
Uno dei 6 obiettivi di Torino Digitale (assieme a Net Neutrality, Innovazione, Open Data, Software Libero e Alfabetizzazione) è la diffusione della banda larga e del wifi libero, con l’obiettivo di “incentivare l’uso di reti wifi pubbliche e prevedere, entro 5 anni, la copertura in wifi di almeno l’80% dei cittadini torinesi.”

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Di wifi e città digitali si è parlato la stessa mattina anche al seminario, organizzato dal Corso in Ingegneria del cinema e dei mezzi di comunicazione del Politecnico di Torino.

Fiorella De Cindio ha descritto il caso della storica Rete Civica di Milano (dal 1998) come esempio di partecipazione civica, per poi portare casi più recenti di uso della rete per la mobilitazione cittadina. Dai portali di segnalazione dei problemi di manutenzione urbana come l’internazionale FixMyStreet e la sua declinazione locale implementata dal Comune di Venezia (IRIS) fino al sito di e-participation pre-elettorale PartecipaMI.

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Dopo la carrellata di esempi ecco che arriva un’interessante conclusione: a stimolare la partecipazione è la dimensione problematica che tocca i cittadini da vicino, e bisogna partire da questa per costruire community civiche.

Anche per quanto riguarda la consapevolezza dei cittadini (ma anche dei politici) rispetto all’importanza della diffusione del wifi, penso che valgano più di ogni altra cosa esempi concreti di applicazione delle reti per risolvere problemi quotidiani. E’ per questo che mi sembra interessante il progetto di partecipazione civica proposto da Mauro Lattuada, presente al seminario per presentare il progetto GWIFI, per il design partecipativo. Al momento è ancora in fase progettuale, ma l’idea è di creare un portale all’interno del quale tutti coloro che accedono alla rete wifi possano partecipare al processo decisionale di re-design di un quartiere milanese.
Poi chiaccherando con Mauro, vengono fuori altri piccoli problemi quotidiani che il wifi potrebbere risolvere, come ad esempio il pagamento del parcheggio, piuttosto che il biglietto del tram, e, aggiungo, io la prenotazione del turno alle Poste.
Tipo: se potessi prendere il numerino delle Poste mentre sono in coda per comprare le fragole all’adiacente mercato di Santa Giulia e potessi monitorare l’avanzamento dei turni, sarebbe bello, no?

Se per fare un albero ci vuole un fiore,
per fare una città digitale, ci vuole l’impegno della PA,
per fare l’impegno della PA, ci vuole l’interesse degli elettori,
per fare l’interesse degli elettori, ci vuole uno strumento per fix my street.

Uno strumento che coinvolga i cittadini nella soluzione delle piccole buche quotidiane, sopra le quali, volenti o nolenti, tutti i giorni ci tocca passare.

Perché è della buche, che nascono i fiori (o era qualcos’altro?!)

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